Visitare Pompei è esattamente come catapultarsi nel 79 d.C. Fantastica esperienza! Grazie alla tristemente famosa eruzione del Vesuvio del primo secolo, oggi sappiamo esattamente com’era la vita nelle città dell’Antica Roma. La cenere ha conservato per noi case, negozi, cibo, affreschi, utensili, tessuti e altri oggetti.

Ma nel momento in cui vediamo i corpi dei Pompeiani sorpresi da quell’evento tragico, ci assale un’emozione contrastante.

“È impossibile vedere quelle tre sformate figure, e non sentirsi commosso. Sono morti da diciotto secoli, ma sono creature umane che si vedono nella loro agonia. Lì non è arte, non è imitazione; ma sono le loro ossa, le reliquie della loro carne e de’ loro panni mescolati col gesso: è il dolore della morte che riacquista corpo e figura… Finora si è scoverto templi, case ed altri oggetti che interessano la curiosità delle persone colte, degli artisti e degli archeologi; ma ora tu, o mio Fiorelli, hai scoverto il dolore umano, e chiunque è uomo lo sente.” Da “Lettera ai pompeiani” di Luigi Settembrini,1863.

Visitare Pompei: i nuovi ritrovamenti

Anche la Villa del “Sauro Bardato” a Civita Giuliana, scoperta ai primi del 900, custodisce spazi ancora intatti, fermi al momento dell’eruzione.
Nel 2017 un’operazione delle forze dell’ordine che bloccò l’attività di una banda di tombaroli, portò alla luce i corpi di tre cavalli, di cui uno bardato con una sella di legno e bronzo. I nuovi ritrovamenti di resti umani rinvenuti nella villa, sono dovuti and un evento fortuito, come fa notare Massimo Osanna, direttore del parco archeologico: i tombaroli li sfiorarono con la loro trincea. Il vuoto che si sentiva sopra lo strato di cenere e detriti, fu il motivo dello scavo effettuato a novembre 2020, mentre il parco era chiuso a causa delle precauzioni per l’epidemia Covid-19.

Un nuovo capitolo nella storia di Pompei

Dopo aver prelevato ossa e frammenti utili a ricostruire gli ultimi istanti della vita di questi due uomini, gli archeologi hanno ridato “corpo” ai due scheletri, utilizzando la stessa tecnica ideata da Fiorelli nell’ ottocento. Si tratta di una colata di gesso liquido, fatta scivolare dentro la cavità lasciata dai corpi sotto il materiale vulcanico.

Eccoli, finalmente! Tentavano di fuggire al calore insopportabile, ma trovarono la morte sotto un criptoportico. Il più giovane, di non più di 25 anni, era alto circa 156cm. Le compressioni nelle sue vertebre, fanno pensare che fosse sottoposto a lavori pesanti e si tratti quindi di uno schiavo. Indossava una tunica corta, probabilmente di lana, ricca di pieghe e con un drappeggio nel basso ventre. L’altro corpo, vista la robustezza del torace, apparteneva probabilmente ad un uomo tra i trenta e i 40 anni, alto circa 162 cm. Le sue vesti erano più elaborate e di tessuti differenti. Oltre alla tunica, indossava anche un mantello di lana fermato sulla spalla sinistra.
I nuovi scavi hanno riportato alla luce anche alcune camere dell’area residenziale della villa, quella che un tempo si affacciava sul Golfo di Napoli.

Quante persone morirono a Pompei?

Come fece notare Giuseppe Fiorelli, la parte tristemente affascinante del ritrovamento dei corpi dei pompeiani, è che dal quel momento si poterono studiare i romani non solo attraverso le statue di marmo e bronzo ma sui corpi stessi degli antichi romani. Si stima che a Pompei trovarono la morte oltre 2000 persone, ma non tutte sono state rinvenute. Infatti, nell’area archeologica ci sono ancora ben 20 ettari da scavare!

Nell’attesa di nuove affascinati scoperte, il nostro invito è quello di organizzare quanto prima possibile una visita a Pompei. Anche se ne abbiamo già apprezzato lo splendore, visitiamola con occhi nuovi… le sorprese non mancheranno!